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La fiaba nella psicoterapia di un adulto: la scelta del non-luogo



Abbiamo già parlato di come la fiaba possa aiutarci a comprendere i processi inconsci, attraverso simboli e metafore. C'è un altro elemento che ci aiuta a entrare nella storia agevolando l'immedesimazione: il non-luogo.


Spetta alla fiaba il compito di scuotere le coscienze per proiettarle in un altrove in cui possa compiersi idealmente ciò che poi dovrà avvenire concretamente all’interno della lineare causalità dell’umano. Questo potere mistico ed iniziatico della fiaba era noto a chi aveva il compito di tramandare gli usi e i riti ed era associato a momenti sacrali di riunione delle comunità o famiglie.

L’inizio di una fiaba aiuta a capire l’ambiente psichico in cui si trova l’individuo. Nelle fiabe il tempo e il luogo sono sempre evidenti, perché esse cominciano con la frase “c’era una volta” “lontano lontano, all’estremità del mondo…” o una cosa del genere, il che indica che esse si collocano fuori del tempo e dello spazio.


Si parla quindi di un’eternità, di un’assenza di tempo che esprime l’universalità della fiaba e dove ognuno di noi si può identificare.

Nella lettura della fiaba inizialmente si cerca di capire il momento storico e l’ambiente: se c’è carestia, se in un regno manca l’erede o manca la regina, se il raccolto non è più fruttuoso, tutti questi elementi ci fanno capire in che stato si trova la psiche sia individuale che collettiva.


Per esempio la fiaba Le tre piume inizia raccontando di un re che è diventato vecchio e debole e non sa a quali figli lasciare il proprio regno: due sono intelligenti e avveduti, mentre il terzo, detto il Grullo, parla poco. Per decidere a quali dei tre figli lasciare il regno, il re li sottopone ad una prova: "Andate, colui che mi porterà il tappeto più sottile diventerà re dopo la mia morte." E perché‚ non litighino fra di loro, li conduce davanti al castello, soffiando fa volare in aria tre piume e dice: "Dovete seguire il loro volo." Una piuma vola verso oriente, l'altra verso occidente, mentre la terza vola diritto e non arriva molto lontano, ma cade a terra ben presto. Così un fratello va a destra, l'altro se ne va a sinistra; il Grullo invece deve fermarsi là dov'è caduta la terza piuma. Il Grullo si mette a sedere tutto triste. D'un tratto scorge una botola accanto alla piuma. L'apre e scende giù per una scala venendosi a trovare davanti a un'altra porta. Qui troverà un rospo che lo aiuterà consegnandoli gli oggetti richiesti dal padre. Saranno tre le prove richieste dal padre e alla fine sarà il Grullo ad ottenere il regno, grazie alla complicità del rospo.


La figura del Re può rappresentare il simbolo del Sé e qui sembra ci sia un Sé che è diventato privo di vitalità, che utilizza probabilmente vecchi sistemi psichici e che esige un rinnovamento.

Io uso parole come “sembra” o “probabilmente” perché l’interpretazione è una lama a doppio taglio nella lettura psichica di una fiaba, da un lato può non lasciare libero l’individuo di farla sua e di leggerla personalmente però dall’altro aiuta l’individuo a essere più obiettivo e a cercare insieme all’analista di prendere in considerazione alcuni elementi piccoli ma molto importanti, pure personaggi o eventi che possono sfuggire all’attenzione. Quindi il terapeuta più che utilizzare un dizionario universale dei simboli nella fiaba ha la funzione di guida nella lettura psichica di una fiaba.

 

Dott.ssa Elsa Falciani Psicologa Psicoterapeuta Analista Junghiana


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