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Gli "effetti collaterali" della psicoterapia

Aggiornamento: 22 giu 2021




Iniziare un percorso di psicoterapia è una scelta che coinvolge in modo diretto ­­­l’individuo che ne fa richiesta, ma influenza indirettamente tutti i legami che gli appartengono. Questo può portare chi vive attorno a lui e vede il suo cambiamento, a esserne spaventato e confuso. Per questo spesso assistiamo a meccanismi di difesa messi in atto dalla famiglia, dai genitori o dal partner, che possono diventare veri e propri sabotaggi.


Prendiamo due possibili esempi: una giovane ragazza che vive ancora con i genitori e che per varie ragioni decide di intraprendere un percorso con una/o psicoterapeuta, e un uomo sposato che soffre di insonnia. Una decide di rivolgersi a uno psicoterapeuta per acquisire più autonomia, l'altro per risolvere il suo problema d'insonnia.


All’inizio solitamente i genitori, o nell’altro caso la moglie, sono sinceramente contenti della scelta presa, ma inconsciamente sono anche preoccupati perché sanno che, lungo il percorso, verranno "toccati" anche i rapporti con loro.


La persona, come preferisco dire io, che “si offre” alla psicoterapia, si offre anche di far da portavoce dell’ambiente familiare e relazionale insano. È una catena: quando si tocca un anello, anche tutti gli altri ne risentono. Probabilmente la giovane ragazza, sanando le sue insicurezze, deciderà di essere più autonoma, di lasciare il nido familiare. Questo potrebbe portare lo scontento dei genitori, dei fratelli o delle sorelle e, allo stesso modo, quell’uomo sposato, se lo riterrà opportuno, potrà decidere di lasciare la moglie per andare alla ricerca del suo vero sé. E no, non è come spesso si sente dire "perché aveva l'amante".


Può capitare in molti casi che i genitori inizino a denigrare la psicoterapia: “non funziona”, “non è capace”, “non sa fare il suo lavoro”, contattando la psicoterapeuta perché vogliono capire cosa sta succedendo, a volte minacciando la giovane ragazza di non pagarle le sedute.

Nel caso della coppia, talvolta il/la partner può esprimere la sua paura per il cambiamento con frasi come: “ti sei innamorato della tua psicoterapeuta (se donna)”, “dammi il numero che ci voglio parlare”, oppure in casi estremi, può capitare anche che subdolamente la partner contatti la/il psicoterapeuta di nascosto prendendo appuntamento sotto falso nome.


La psicoterapia è scomoda.

La psicoterapia permette all’individuo di tirare fuori quello che è stato nascosto sotto il tappeto, con amore, accompagnandolo in un duro lavoro di guarigione. Ritengo sia bene non nascondere questo aspetto ma, come il foglio che troviamo nella scatola dell’aspirina, leggiamo insieme i possibili effetti collaterali, che fanno parte però di una vera e propria rinascita.


In questi casi la relazione tra psicoterapeuta e paziente viene attaccata e sono questi i momenti in cui il paziente ha bisogno di sentire che è totalmente sostenuto, che non è solo e che tutto fa parte di un sano percorso psicoterapico.


Carl Gustav Jung, in Ricordi Sogni e Riflessioni 1963 “non c’è presa di coscienza senza sofferenza, in tutto il mondo la gente arriva ai limiti dell’assurdo per evitare la propria anima. Non si raggiunge l’illuminazione immaginando figure di luce, ma portando alla coscienza l’oscurità interiore

 

Dott.ssa Elsa Falciani Psicologa Psicoterapeuta Analista Junghiana


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